Uomini e donne di Cavarzano: imprese collettive e storie individuali

Uomini e donne di Cavarzano: imprese collettive e storie individuali, a cura di Annalisa Marchi, edito dalla Fondazione CDSE nel novembre 2023

Dalla ricerca “Cavarzano ricorda e racconta: incontri di memoria partecipata nel borgo di Cavarzano”, nasce la pubblicazione del volume di memoria partecipata su Cavarzano.
Durante la primavera-estate si sono svolti una serie di incontri preparatori presso la Pro Loco, con passeggiate per il borgo, ricerca di testimoni, raccolta interviste e fonti fotografiche con il coinvolgimento della popolazione di Cavarzano, che è diventata parte attiva nell’indagine e nella stesura del volume.
Tra gli argomenti trattati: dal Trebbio alla Dogana di Mezzacosta, nei racconti di Attilio Tognarelli e Antonio Langianni, oppure Mestieri e misteri, di Cavarzano, Da Gagnaia alla Società idroelettrica di Cavarzano. L’esperienza della COAC e mani di donne…
La campagna di memoria partecipata ha dato vita al volume “Uomini e donne di Cavarzano: imprese collettive e storie individuali, a cura di Annalisa Marchi, edito dalla Fondazione CDSE nel novembre 2023.

disponibilità: sì, presso la Proloco di Cavarzano

Seguendo i sogni di Marco Cavallo. Nascita di una biblioteca per la collettività

40° anniversario della Biblioteca Basaglia di Vaiano

Seguendo i sogni di Marco Cavallo. Nascita di una biblioteca per la collettività, a cura di Lucia Pugi e Alessia Cecconi, Fondazione CDSE, 2023
L’intitolazione della Biblioteca a Franco Basaglia (1924-1980) e la scelta del cavallo blu, ovvero “Marco Cavallo”, come emblema e ambasciatore, fioriscono all’interno di uno scenario culturale di vasto respiro che segnò gli anni Settanta e che caratterizzò anche il
territorio con esperienze culturali di livello nazionale. «La stagione favolosa di una esplosione collettiva, in barba agli anni di piombo» , come ha chiosato la scrittrice Laura Artioli nella sua introduzione a Dialoghi segreti di paesi di Giuliano Scabia.
In questo contesto la costituzione di una piccola biblioteca immaginata come centro culturale e aperta alla comunità, con sala di lettura, materiali audiovisivi, una selezione curata di testi e una sezione approfondita sul rapporto tra uomo e ambiente, diventava la realizzazione di un sogno, tessuto ad altri che si erano compiuti o potevano compiersi.

36 pagine, rilegatura a punto metallico.
Disponibilità: sì

Geoffrey Humphries, I sensi del colore. Inghilterra, Venezia, Montepiano

Geoffrey Humphries, I sensi del colore. Inghilterra, Venezia, Montepiano Fondazione CDSE, 2023 Catalogo della mostra organizzata dal Comune di Vernio, curata dalla Fondazione CDSE (Prato, San Quirico, Montepiano 26 luglio-3 settembre)

Il legame tra Montepiano, la sua gente, i suoi paesaggi e Geoffrey Humphries è molto forte, quasi materno: una comunità che lo visto arrivare ragazzo, nella seconda metà degli anni ’60, ma che poi ha assistito al suo metter radici grazie alle forti connessioni con il paese. Geoffrey Humphries giunge infatti nel verde lussureggiante di Montepiano quasi per caso, con degli amici: ne ha sentito parlare dal Maestro Saetti, è un giovanissimo promettente artista e studente di Belle Arti, ha già esposto a Venezia, dove vive e lavora da bohémien alla Giudecca. Con il suo gruppo decide di scendere dalla vecchia auto che li trasportava e visitare il paese: si imbatte così nel sorriso gioviale di Apollonia, storica esercente, che lo fa sentire a casa, che lo aiuta a reperire alloggio e con lei e la sua famiglia si crea così un legame speciale.
Torna a Venezia, passa dalla sua Inghilterra, ma in qualche modo rimane legato a questo luogo, ai volti che ha incontrato e alle sincere relazioni instaurate. Decide allora negli anni ’70 di acquistare una vecchia casa di pastori immersa in una faggeta e, con pazienza e dedizione, crea – come un’opera d’arte – il buen retiro che ancora oggi lo accoglie. La Casetta: un luogo unico, isolato, in mezzo al verde, dove si respira aria di casa. Ricostruendo questo rustico, mattone per mattone, si rafforzano le amicizie, si creano legami che segnano. E il flusso d’ispirazioni artistiche diventa irrefrenabile in questo luogo. È così che allora la vita dell’artista inizia a dividersi tra i salotti buoni di Venezia, le prestigiose gallerie delle capitali europee e il dolce silenzio della sua residenza a Montepiano. Luoghi contrastanti. Relazioni diametralmente opposte. Divergenze che in qualche modo contribuiscono alla sua propria espressione artistica. Da giovane pittore agli albori della carriera, ad artista affermato con una reputazione internazionale come maestro di pittura e disegno dal vivo, di ritratti, di acquarelli: così Montepiano – appunto quasi come una madre – ha visto crescere Geoffrey Humphries, lo ha accolto, cullato e ispirato per anni fino ad oggi. Dalle calle veneziane esondanti del brusio dei turisti, alla calma del flusso del Setta d’estate, un porto sicuro per l’artista dove inebriarsi di quei genuini sentimenti che aiutano a vivere.
Proprio per celebrare la bellezza di questo legame e il valore dell’artista – che nonostante i tanti impegni internazionali lo portino lontano, torna spesso tra i “suoi” monti – che abbiamo voluto dedicargli il tradizionale appuntamento con l’arte che l’Amministrazione Comunale propone in estate, con la preziosa curatela della Fondazione CDSE.
“Geoffrey Humphries. I sensi del colore – Inghilterra, Venezia, Montepiano” si divide in tre sedi prestigiose: tre location importanti che ospitano le sue donne intense, geishe timide e seducenti, i ritratti degli amici, cabaret luccicanti e i rigogliosi panorami appenninici: tornano i contrasti e la bellissima complessità di questa contaminazione di luoghi e personaggi, generata anche grazie all’adozione di Geoffrey Humphries da parte di questa terra.

48 pagine, brossura.
disponibilità: sì, presso il Comune di Vernio

ARRIGHINI. L’anima del colore. L’arte, l’uomo, il territorio, catalogo della mostra

ARRIGHINI. L’anima del colore. L’arte, l’uomo, il territorio, catalogo della mostra curata dalla Fondazione CDSE, Vaiano, Villa Il Mulinaccio, 11 marzo-2 aprile 2023

Il percorso della mostra, allestito nelle suggestive sale della villa rinascimentale del Mulinaccio, è un viaggio nell’intera opera pittorica di Arrighini, ricostruito con oltre 100 opere dell’artista, comprese la prima opera degli anni Sessanta e la sua ultima fatica della metà degli anni Duemila, lasciata incompiuta. Il sentiero creativo iniziato dal pittore approda negli anni Settanta alle prime sperimentazioni visive con
nature morte e brani paesaggistici, caratterizzate da un lirismo geometrico sul quale affiorano frammenti di realtà potente, a tratti fortemente cromatica. La ricerca formale prosegue incessante negli anni Ottanta, dallo studio della figura umana alle scoperte di un rinnovato alfabeto immaginativo, dove permangono tracce naturalistiche come fiori, animali, sguardi, sublimati e immersi in un nuovo cosmo. Un’eccezione nell’evoluzione stilistica è costituita dalla serie dei quasi 50 paesaggi realizzati per la pubblicazione “Val di Bisenzio, un paesaggio per vivere” (1981), per la quale Arrighini lascia le personali sperimentazioni formali per immergersi in un realismo narrativo funzionale all’opera e tuttavia estremamente ricercato.
Ampio spazio nella mostra è dedicato alla maturità stilistica dalla fine degli anni Ottanta agli anni Duemila, con le invenzioni siderali che costituiscono la punta più alta della sua cifra artistica e per le quali è diventato noto ai principali critici: voli spaziali, mondi onirici impalpabili e materici allo stesso tempo, intrecci di volute che sprigionano forze inattese e magnetiche, in una costante ricerca spirituale dell’infinito e dell’ “anima del colore”. L’esposizione, che si avvale del coinvolgimento della comunità, non è solo una retrospettiva pittorica ma mira anche a ricostruire storicamente, con immagini d’epoca, materiale documentario e oggetti, i legami intrecciati dal pittore col tessuto sociale del territorio, nel segno di un impegno civico che ha distinto tutta la vita dell’artista.

24 pagine, rilegatura punto metallico
disponibilità: sì

Cent’anni di passione, lotte, vita sociale a Vaiano e in val di Bisenzio

Cent’anni di passione, lotte, vita sociale a Vaiano e in val di Bisenzio. Storia e memorie ricostruite con Fiorenzo Fiondi, a cura di Annalisa Marchi e Alessia Cecconi, Fondazione CDSE editore, Prato, 2022

Protagonista Fiorenzo Fiondi, che ha voluto affidare a qusta pubblicazione la sua appassionata testimonianza, assieme a coloro che hanno fatto crescere Vaiano e la val di Bisenzio: coloro i quali hanno testimoniato alla Fondazione CDSE episodi e fenomeni di un impegno sociale e culturale che ha attraversato un territorio. A cominciare da un associazionismo evoluto: la combattività del movimento sindacale che espresse la straordinaria marcia delle donne per la pace nel 1917, la forza di un movimento cooperativo con salde radici, l’esempio eccezionale di una Farmacia Cooperativa, la capacità aggregativa di una Casa del Popolo, che con la Cooperativa diventò bersaglio nel 1921 di un vero e proprio assalto fascista.
Fiorenzo Fiondi ha avuto una lunga vita ed anche il tempo e l’occasione, a contatto diretto con Annalisa Marchi e Alessia Cecconi, di ripensare all’avventura di un ragazzo avviato al lavoro molto presto, ma discriminato per le sue idee nel periodo del ventennio fascista. L’ultimo decennio, quando scivolava verso le leggi razziali e la guerra di Mussolini. Ieri e oggi. qualcosa che appariva fin dall’inizio presagio di sventure, in un crescendo di lutti che venivano da fronti lontani (in Grecia, in Africa, in Russia), ma si avvicinavano sempre più con i bombardamenti di Prato e della val di Bisenzio, causando distruzioni e morti fra i civili, costretti a lasciare le loro case per mettersi al riparo dalle bombe e dalle razzie dei tedeschi diventati padroni della scena italiana.
Fiorenzo nutriva sentimenti antifascisti, assieme ai suoi familiari: il babbo, lo zio e i cugini facevano parte di quell’aristocrazia operaia che caratterizzava la fabbrica dei Forti alla Briglia, la città-fabbrica che i proprietari ebrei furono costretti ad abbandonare di colpo dopo le leggi razziali del 1938. E furono personaggi nati e vissuti nella fabbrica, come Carlo Ferri (primo sindaco di Vaiano nel 1951), Angiolo Menicacci, Bianco Attucci, Giulio Stefanacci, la guida dei giovani, come Fiorenzo Fiondi e Natale Consorti, che vivono Resistenza e Liberazione.
Dopo la guerra accompagnano con entusiasmo il sogno di Carlo Ferri, di dare autonomia amministrativa a Vaiano che diventa Comune nel 1949: quando la politica e il sindacato erano lotta e sacrificio, in un intreccio di passione e di partecipazione sociale.
Il capitolo dedicato al secondo dopoguerra, parla di ricostruzione sulle macerie di un conflitto sanguinoso, ma anche di crisi di un sistema economico e di trasformazioni che cambiano la vita nelle città e nelle campagne. A colpi di dolorosi licenziamenti nelle grandi fabbriche a ciclo completo, prevale un modello industriale destinato nel Pratese a segnare un’epoca: quando gli operai vengono trasformati in tessitori conto terzi e si smantellano i capisaldi del sindacato nei luoghi di lavoro.
Un processo di riconversione produttiva nello scenario politico caratterizzato dalla rottura del governo di unità nazionale, dalla scissione del Partito Socialista, dall’affermazione della Democrazia Cristiana e dalla sconfitta del Fronte Popolare, all’indomani del referendum che sancisce la Repubblica e della conclusione del lavoro della Costituente. Pagine di storia da rileggere e su cui dobbiamo ampiamente riflettere, non solo sul piano della politica nazionale (dalla scissione sindacale allo scelbismo degli anni Cinquanta, dall’emigrazione dalle zone più povere al popolarsi delle periferie delle città), ma anche sullo scenario internazionale ove il dualismo del periodo della guerra fredda condiziona scelte e schieramenti.
L’ultimo capitolo, corredato da decine di foto d’epoca, ricostruisce la sua attività di Sindaco e l’imprinting che diede al territorio di Vaiano e della val di Bisenzio nei quasi vent’anni di amministrazione.

DISPONIBILITA’: si

I messeri contadini dei Bardi. Memorie di una famiglia di Mangona trapiantata a Vernio

I messeri contadini dei Bardi. Memorie di una famiglia di Mangona trapiantata a Vernio, Annalisa Marchi – Flavio Messeri, Fondazione CDSE, 2021

Un affresco di vita e di cultura contadina, nel racconto vivacissimo di Flavio Messeri, discendente di una famiglia mezzadrile vissuta nello stesso podere per oltre un secolo e mezzo.

143 pagine, brossura
disponibilità: sì

Boschi di memorie sull’Appennino. Itinerari narrativi della Val di Bisenzio tra reale e meraviglioso

Il volume Boschi di memorie sull’Appennino. Itinerari narrativi della Val di Bisenzio tra reale e meraviglioso è il frutto del lavoro di un anno ma anche dell’attività quasi quarantennale del CDSE, da sempre dedicata alla conservazione del patrimonio immateriale della Val di Bisenzio.
La Val di Bisenzio ha maturato nel tempo un immaginario ricco e unico, grazie anche alla presenza di scenari naturali aspri e di grande suggestione. La particolarità geostorica ha portato alla creazione di leggende e alla trasmissione di repertori favolistici universali ma contestualizzati in varianti legate alle foreste e alla macchia. Nello stesso tempo i boschi della Val di Bisenzio sono stati nei secoli fortemente antropizzati e utilizzati come strumento di vita, lavoro, sostentamento di intere comunità, che poi hanno visto collassare questo legame ancestrale uomo/bosco con la distruzione a seguito della Linea Gotica e con l’abbandono nel Dopoguerra per il tramonto dell’agricoltura montana. Il bosco è diventato quindi un archivio unico di memoria del Novecento dove si coniugano “l’immaginario” e “il meraviglioso” (fonti orali su fiabe e leggende) con il “quotidiano” e il “reale” (fonti orali e documenti archivistici su storia del lavoro e costruzione della Linea Gotica).
Il volume, dopo una necessaria inquadratura teorica e metodologica, è organizzato per itinerari sul territorio: ogni capitolo si compone di un’introduzione all’area e alle condizioni ambientali/antropiche che hanno determinato il diffondersi di certi repertori; seguono i “luoghi dell’immaginario”, ovvero i patrimoni narrativi raccolti, e i “luoghi del reale”. Completano i capitoli cartine e percorsi trekking per esplorare in sicurezza i luoghi citati nelle memorie popolari e nelle leggende della Val di Bisenzio. E’ quindi un libro che da una ricerca sul patrimonio immateriale diventa anche strumento di valorizzazione culturale del territorio, di esplorazione consapevole da parte della comunità e di possibile sviluppo turistico.

disponibilità: SI

DOVE ACQUISTARE IL LIBRO: si può richiedere on line scrivendo a info@fondazionecdse.it o info@appenninoslow.it

Ritratti di famiglia e intrecci pratesi (1750 – 1950)

Annalisa Marchi, Ritratti di famiglia e intrecci pratesi (1750-1950). Dagli Appennini alle Alpi per riannodare i fili della piccola e grande storia, Fondazione CDSE editore, 2020.

C’è un tempo nella vita in cui si ha voglia di conoscere gli avi. E in questo libro di Annalisa Marchi il vago desiderio si trasforma in ricerca storica, basata su documenti d’archivio, un diario del 1920-21, fonti orali, memorie familiari e 75 fotografie d’epoca.
La voglia di scoperta diventa ricostruzione di un passato scandito in tre parti, ciascuna delle quali corrispondenti ad un secolo, dalla metà del ‘700 al 1950. Si racconta di generazioni di Magheri, Vannini, Frosini e molto di più: nel microcosmo pratese che costituisce l’incubatore di tante storie minime, a volte intersecate con la grande storia che attraversa la vita di personaggi realmente esistiti. Contadini di uno stesso podere dei sobborghi, per secoli: canapini e artigiani del rame e del legno, tintori di lane, che rivivono con l’orgoglio del proprio mestiere. A volte anche prestigioso, se prendiamo il caso di quel Domenico Magheri “pratensis” che nel 1795 realizzò l’orologio ancora esistente nel Duomo di Prato.
Legami che si perdono e altri che si stringono, pagina dopo pagina. Soprattutto, dalla prima all’ultima, un filo emozionale che accompagna tutto il libro: per mano a nonno Umberto, che cento anni fa ha scritto il diario rimasto nei ricordi familiari.

brossura, 287 pagine.
Disponibilità: sì

 

La Metamorfosi di Montemurlo. Memorie di un sindaco e altri racconti

Angiolo Menicacci, La metamorfosi di Montemurlo. Memorie di un sindaco e altri racconti, a cura di Luisa Ciardi, Fondazione CDSE editore, 2020.

Questo volume presenta, preceduta da un’introduzione critica sul contesto socio-economico dell’area prateseLa metamorfosi di Montemurlo, ovvero le memorie inedite di Menicacci sindaco, sulle trasformazioni epocali che hanno interessato il territorio durante le sue quattro amministrazioni: un racconto lucido, puntuale e a tratti commovente delle difficoltà affrontate, delle scelte attuate e dei valori che hanno sempre guidato Menicacci nel suo operato.
Completano le memorie un’antologia di brani tratti dai suoi inediti racconti autobiografici, conservati, come La metamorfosi, nel fondo Menicacci della Fondazione CDSE.

Angiolo Menicacci (1899-1979), di origine contadina, studente autodidatta, si forma nel villaggio fabbrica de La Briglia, dove lavora come operaio e dove si distingue successivamente come coraggioso dirigente sindacale. “Ragazzo del ’99” nella Prima guerra mondiale e iscritto al Partito comunista, partecipa da protagonista alla lotta clandestina antifascista e alla Resistenza nel pratese. Nel Dopoguerra è consigliere comunale a Prato (1946-1951) e Sindaco del comune di Montemurlo dal 1951 al 1970, incarichi che riveste con integrità morale e profonda umanità.

brossura, 95 pagine.
Disponibilità: sì, presso il Comune di Montemurlo o la Biblioteca comunale B. Della Fonte biblioteca@comune.montemurlo.po.it

Gavigno e la sua Pro Loco. Una comunità nel cuore dell’Appennino

Luisa Ciardi, Gavigno e la sua Pro Loco. Una comunità nel cuore dell’Appennino, Prato, Fondazione CDSE editore, 2019

La storia di Gavigno, borgo dell’Appennino al confine delle valli della Limentra e del Bisenzio, e della sua Pro Loco nel 50° anniversario della sua costituzione, viene ripercorsa in questa pubblicazione attraverso le vicende, le immagini e le testimonianze inedite degli abitanti del territorio. Una comunità in movimento, quella di Gavigno, tra mestieri del bosco e migrazioni stagionali, che ha vissuto anni difficili durante la Seconda Guerra Mondiale, prima con il passaggio del fronte nell’agosto del ’44 e poi con lo spopolamento del dopoguerra, ma che ha saputo rianimarsi negli anni Sessanta, con il ritorno alle origini e le ricche iniziative della neonata Pro Loco.
Il volume della Fondazione CDSE ripercorre la storia del borgo montano in un excursus che va dall’epoca romana ai giorni nostri, con foto d’epoca e memorie.

114 pagine, brossura.
Disponibilità: sì, presso la ProLoco di Gavigno – prolocogavigno@gmail.com

Voglia di libertà sull’Appennino (1750-1867)

Annalisa Marchi, Voglia di libertà sull’Appennino (1750-1867), con la collaborazione di Luciano Righetti, Prato, Fondazione CDSE editore, 2019

Voglia di libertà sull’Appennino (1750-1867) ripercorre il viaggio nel cuore dell’Appennino tosco-emiliano dell’avvocato Raimondo Leoni, commissario della Repubblica Cisalpina, durante la liberazione dei feudi di Piano dei conti De’ Bianchi, di Castiglione, dominio dei Pepoli, e di Vernio, contea dei Bardi. Sono anni turbolenti, persino in questi territori di montagna lontani dalle guerre napoleoniche che infiammano la pianura Padana. Qui, infatti, arde la stessa voglia di libertà soffocata da secoli. Raimondo Leoni ha il fascino di una personalità prorompente. Figlio di una Toscana minore, Leoni è legato a un ideale di armonia fra arte e paesaggio e si nutre delle speranze di riforma di Pietro Leopoldo, condividendo i primi palpiti di libertà dopo la discesa di Napoleone in Italia. Seguendo la storia di questo personaggio che sogna una Toscana diversa, libera e aperta al futuro, si annodano i fili sparsi di tante piccole storie, vicende e saghe familiari delle diverse realtà appenniniche. Voglia di libertà sull’Appennino (1750-1867), scritto da Annalisa Marchi, presidente della Fondazione CDSE, con la collaborazione di Luciano Righetti, è un libro di grande suggestione, arricchito da ritratti di autentica umanità disegnati da Marco Perna.

476 pagine, brossura.
Disponibilità: sì